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Africa in bici, Città del Capo

Africa in bici

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Il sole sta scendendo, sto pedalando lungo una statale diretta a Città del Capo, destinazione finale di questo mio lungo viaggio, e tra poco raggiungerò una spiaggia dalla quale potrò ammirare la famosa “Table mountain” alle luci del tramonto.

Ero partito cinque mesi e 5000km fa dalla costa della Tanzania sull’oceano Indiano e sto per arrivare sull’oceano Atlantico.

Pedalo, respiro e fisso la linea gialla sulla strada. In questo ritmo ipnotico la mente vaga e ripenso a com’è nato tutto questo.

La folle idea di attraversare un pezzo d’Africa in bicicletta nasceva dopo il mio primo viaggio in Uganda. Tre mesi tra volontariato e autostop, dove facevo molti incontri, ma soprattutto acquisivo un amico, un fratello che restava nel mio cuore.

Volevo tornare a trovarlo a Kampala ma quando mi stavo organizzando lui mi annunciava che sarebbe andato a lavorare in Sudafrica per un lungo periodo.

Da qui nasceva la folgorazione di raggiungerlo in bicicletta partendo dal Kenya.

Nei viaggi di cicloturismo è la norma prepararsi una bici buona da casa e spedirla in aereo nel luogo della partenza. Questo assicura di partire con un mezzo di qualità e adattato al meglio.

Io però volevo di più, qualcosa che mi rendesse Africano già in partenza e che mi costringesse dal principio ad affidarmi all’Africa.

Decidevo quindi di comprare una bicicletta usata a Mombasa in un negozio gestito e frequentato da locali.

L’obiettivo vero d’altronde non era arrivare in Sudafrica, ma immergermi in un vero Viaggio, vestire il più possibile i panni della popolazione andando senza fretta e accettando gli imprevisti.

Il vero valore delle esperienze è abbracciare l’inaspettato e lasciarsi dolcemente trasportare dalla corrente degli eventi fuori dalla zona di comfort.

Sistemata la bici partivo pedalando lungo la costa, ma il viaggio si interrompeva forzatamente quando, a Bagamoyo, vicino a Dar es Salaam, venivo derubato in piena notte in una guest house perdendo tutti i documenti e la fotocamera.

Il furto mi lasciava scosso e frustrato, appena partito dovevo già fermarmi e il mio piano andava in fumo.

Tuttavia tornare subito in Italia mi sembrava quasi uno scappare. Decidevo quindi di lasciare la bicicletta ad una coppia di amici in una casa sulla spiaggia e passare qualche settimana a Zanzibar per studiare lo Swahili, promettendomi di tornare per riprendere il viaggio appena sarei riuscito.

Così facevo infatti quasi 8 mesi dopo quando, a Febbraio 2018, volavo a Dar es Salaam e tornavo dalla mia bici.

Sudafrica in bicicletta on the road

Il ritorno a Bagamoyo, dove ero stato derubato, era un passo fondamentale per riprendere il mio viaggio.

Dare una seconda possibilità a quel luogo era come dare una seconda possibilità all’Africa intera e infine a me stesso.

Quando viviamo un esperienza negativa questa ci può lasciare un segno portandoci a chiuderci, limitando la nostra libertà e formulando facili giudizi.

Partire da Bagamoyo significava sfidare questi giudizi, iniziare con il piede giusto, in apertura e fiducia per un viaggio che per definizione sarebbe stato a contatto e nelle mani della gente.

Passavo qualche giorno per sistemare la bici che era rimasta ferma molti mesi sulla spiaggia, e in quei giorni Bagamoyo sembrava essere diventata un piccolo paradiso.

Ero fiero di me, avevo sovrascritto quei ricordi, quelle sensazioni, confermando che la realtà è molto di più di un idea che ci siamo fatti di essa.

Dopo qualche giorno finalmente si partiva, la destinazione era Città del Capo a 5000km da li.

Il viaggio era lungo e non sapevo se ce l’avrei fatta o meno e in quanto tempo.

Tra me e la mia meta c’erano cinque paesi: Tanzania, Malawi, Zambia, Botswana e Sudafrica.

Nei mesi attraverso quei paesi incontravo persone, famiglie e tastavo con mano la grande ospitalità e umanità del popolo Africano.

Ogni volta che avevo un problema c’era qualcuno pronto ad aiutarmi. Dipendeva da me quanto volevo spingermi nella vita delle persone, da parte loro trovavo sempre la porta aperta anche nelle più intime delle situazioni come matrimoni e funerali.

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Africa in bici Tanzania

In Malawi incontravo Stijn, un ragazzo che arrivava dal Belgio in bici e andava anche lui a Città del Capo. Con lui condividevo un paio di settimane di pedalate e avventure fino a raggiungere Lusaka la capitale dello Zambia.

Li dopo una settimana di pausa e quasi pronto a ripartire, stavo improvvisamente male.

Cedevo fosse solo un influenza, ma dopo due giorni con febbre a 40 andavo in una clinica locale e scoprivo di avere la malaria.

Accudito dall’ottima assistenza medica e al sicuro in un bell’ostello a due passi dalla clinica, non mi scoraggiavo e attendevo con pazienza vivendo in quella bolla.

Passate due settimane, appena stavo bene decidevo di concedermi un breve tratto in treno per arrivare direttamente alle famose e meravigliose cascate Vittoria.

Rinvigorito dalla forza e bellezza delle cascate tornavo finalmente in sella dopo quasi un mese di stop, entrando in Botswana.

Questo non è un paese facile da attraversare, ci sono pochi villaggi e i rifornimenti di cibo e acqua sono scarsi. Bisognava sapersi gestire e adattare ad ogni evenienza.

Nelle prime due notti, non riuscendo a raggiungere l’unico villaggio dei primi 300km, mi trovavo a dover dormire in tenda.

Da solo, senza copertura cellulare, su una statale semi deserta che taglia la savana passando attraverso alcuni parchi naturali pieni di animali.

Li, al tramonto, trovavo il mio rifugio sotto un albero e piantavo la mia tendina protetta da un cespuglio, dove mi addormentavo cullato dai suoni della natura.

Che incredibile esperienza ed emozione scegliere la savana come tua camera da letto.

In quel periodo inoltre arrivava l’inverno australe. In Botswana e Sudafrica le temperature minime erano degne dei nostri inverni qui al nord.

L’attraversamento di questi due paesi è durato circa un mese, 2500km fatti tutti d’un fiato per evitare le temperature più rigide tra mille avventure e imprevisti.

I miei occhi si riempivano ogni giorno di una bellezza disarmante, come la savana color criniera del Botswana e i paesaggi sconfinati in Sudafrica con tramonti infuocati e una via lattea sempre visibile.

Torno al presente, il sole mi bacia, è sempre più rosso e mancano pochi chilometri alla costa. Tra poco sarò a Città del Capo, mi sembra impossibile e già la gola si stringe pensando che ce l’ho fatta.

Ripenso ai momento difficili, alle persone incontrate e alla mia testardaggine.

Mi godo questi ultimi chilometri spingendo sui pedali come fossi appena partito e penso che potere abbia la mente e come, se lo desideriamo, possiamo realizzare i nostri sogni.

La vita è una tela bianca, sta a noi dipingerla con i colori e le visioni più belle e ardite.

Mi godo l’ultimo tratto e assaporo le emozioni, tra poco questa avventura finirà, ma una domanda mi ronza in testa: raggiungere una meta, è davvero la fine di un viaggio?

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