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Viaggio dopo viaggio impari a conoscere il mondo che ti circonda, ma anche quello dentro di te, impari a superare i tuoi limiti, ad allargare i confini e a credere profondamente nei tuoi sogni, cambiando la prospettiva.
Dando luce ai sogni e lasciando che prendano forma, ci incamminiamo verso il sentiero che noi riteniamo essere più appropriato. Capire che la cosa importante non è andare contro corrente o seguire il fiume, ciò che conta veramente è percorre la propria strada, in qualsiasi direzione essa vada.
I viaggi sono fatti di incontri, soprattutto di emozioni, sono queste che al ritorno il nostro zaino dovrà contenere.
Esplorando il mondo centimetro dopo centimetro, continueremo a farci domande, molte delle quali rimarranno senza risposte. Ne abbiamo realmente bisogno? Noi nel frattempo continueremo a viaggiare. Elisa tutto questo lo ha capito e ha intrapreso la sua strada, quella giusta per lei…
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L’ho capito strada facendo. Il viaggio non è solamente la mera destinazione, il raggiungimento della meta stampata sul biglietto di un treno, di un aereo o sottolineata su una cartina stropicciata.
Il viaggio per me è un tragitto meravigliosamente semplice o complesso che ha il suo inizio quando comincia ad abbozzarsi nella mia mente, nel mio inconscio e da lì fa vibrare ogni singola cellula del mio corpo con la capacità di creare aspettativa e fermento, mescolando i sogni più volte sognati ai desideri che prendono forma nell’attesa.
Sono partita molti anni fa, un giorno come tanti, per un viaggio come tanti, con una valigia straripante di inutilità perché pensavo non dovesse mancarmi nulla.
Non mi ci è voluto molto per comprendere che ciò di cui necessitavo non erano cose bensì sensazioni, il diverso, il complementare, emozioni che scaturivano a volte delicate, altre prorompenti e viscerali da parti di me che fino ad allora si erano celate ma che da quel momento mi portarono a ricercare persone, luoghi, sapori, storie, profumi sconosciuti e lontani dal mio quotidiano.
Ogni strada mi sembrò non avere più fine ma intersecarsi senza limite alcuno per non arrestare la mia curiosità che bramava, assetata, nuovi percorsi.
Ho continuato negli anni a ricercare la bellezza di questo mondo, a non darla per scontata, a fermarmi per osservare allontanando la superficialità di uno sguardo frettoloso.
L’ho trovata in molteplici manifestazioni, stupefacenti, spesso tangibili molte volte invece così sublimi da sembrare irreali, oniriche. Mi hanno abbagliato come i raggi del sole, un sole che è il medesimo in ogni luogo di questo mondo.
Non lo sono invece il suo calore, la sua intensità ancor meno le sue ombre. Lì, i miei passi leggeri si sono appesantiti di nuove consapevolezze e ho srotolato matasse di domande, forse gli stessi quesiti che accompagnano molti di noi dentro i nostri meandri più reconditi.
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Ho cercato risposte, non sempre le ho trovate ma ho smosso le pietre del pregiudizio che feriscono chi le riceve ma anche chi le scaglia.
Ho allargato i confini dei miei limiti, per conoscere ciò che non mi era noto o guardare da una nuova prospettiva ciò che già sapevo scavalcando i muri pericolanti delle convinzioni.
Ho vissuto molte vite, in un unico straordinario tempo, vite di risate, di leggerezza, di meravigliosa e frizzante frenesia, sempre insaziabile, alla continua ricerca di quel sottile brivido che la scoperta dell’ignoto è in grado di farti provare.
Non mi sono assuefatta alla bellezza perché non l’ho rinchiusa all’interno di canoni prestabiliti ma l’ho lasciata libera di stupirmi ancora e ancora nelle sue inaspettate e mutevoli manifestazioni.
Non ho lasciato andare i miei ricordi, insignificanti o importanti che fossero. Ricordo ogni stretta di mano, mani piccole e appiccicose, grandi e nerborute, anziane e tremanti.
Ho ascoltato storie, sogni, sconfitte. Ho guardato profondamente negli occhi anche chi non conoscevo e che non avrei più rivisto perché percepivo la forza di legami invisibili che andavano creandosi, inspiegabilmente.
Ho parlato per supportare un’idea, per condividere l’entusiasmo di un progetto, per mostrare un’alternativa. E poi ho fotografato, non da subito. Ho cercato di imparare col tempo senza la perfezione di una tecnica ma con l’imperfezione del cuore.
Ho scattato il più delle volte istintivamente, famelica. Ho riflettuto in altre, attendendo il fascino di un istante indimenticabile. Non ho premuto, forse, in troppe circostanze. Certe immagini ti restano avvinghiate addosso diventando parte di te.
Ho narrato i miei ricordi, dato voce ai miei pensieri che si sono rincorsi tra latitudini e longitudini diverse. Ho ricercato le tradizioni dei Paesi in cui ho peregrinato, le abitudini delle genti che li abitano che sempre mi hanno accolto facendomi sentire parte di loro.
Non dimentico nessuno, nulla. La pace del Laos con la silenziosa riflessione dei monaci, la Cambogia dei templi meravigliosi, gli abbracci sinceri del Vietnam, lo splendido Marocco del fiero popolo berbero. I colori, il credo e l’imperscrutabilità dell’India.
L’inafferrabile meraviglia del Cile. L’introspezione di Bali. L’indomabilità della natura islandese. La mescolanza culturale malese. Il delicato e prezioso mondo peruviano.
Ho voluto dare un senso a tutta la bellezza. Ne è nato un libro, le cui pagine sono appassionate memorie lontane ma sempre vicine, sono fervide emozioni passate ma più che mai presenti.
Elisa Orlandi
Libro: Il senso della bellezza errante
Instagram: eli_worlds_and_words
