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Sola in Alaska ghiacciaio

Sola in Alaska

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“La parola libertà è ciò che racchiude il senso del mio viaggio da sola in Alaska

Ci sono racconti che ti permettono di viaggiare anche stando a casa, è questo che mi piace quando leggo certe storie.

Grazie ad Ulrike mi è sembrato di tornare in Alaska, di nuovo alla ricerca di quella libertà assoluta in quei luoghi silenziosi e selvaggi impossibili da dimenticare.

Viaggiare per me in questi anni ha significato spogliarmi dalla quotidianità, affidandomi solo a me stessa, viaggiare mi ha insegnato ad amarmi senza cadere però nell’egocentrismo e a farmi capire di essere più forte di quanto credessi.

Alcune destinazioni ci permettono di inseguire i nostri sogni, la nostra felicità e a volte di inseguire un orso!

“Mentre alcuni tra i miei più cari amici stavano partendo per assolate località caraibiche, io infilavo nello zaino k-way, maglioni e pile…presto sarei andata in Alaska con in testa un unico grande obiettivo: trovare l’orso.

Di orsi, durante il mio viaggio, ne ho trovati davvero tanti; orsi neri, grizzly e orsi bruni hanno accompagnato le mie giornate e mi hanno regalato emozioni indimenticabili. Ma l’Alaska, per me, è stata molto di più.

Luogo al di fuori delle consuete rotte turistiche, l’Alaska è quasi un mondo a parte, dove chi ci abita deve confrontarsi quotidianamente con difficoltà e imprevisti per noi impensabili.

I turisti sono ancora pochi, un po’ perché un viaggio del genere è impegnativo a livello economico, e soprattutto perché molti pensano erroneamente che più che freddo e ghiaccio lì non ci sia.

L’Alaska invece è stata per me una vera scoperta piena di meraviglia. Per la natura, innanzitutto, che sovrasta la presenza umana e di cui si percepisce quasi il respiro, mentre si attraversano i fitti boschi che ricoprono buona parte dello stato.

Per gli animali, che si incontrano quotidianamente quando meno te lo aspetti e i cui segni del passaggio sono visibili davvero ovunque.

Per la gente, anche, perché gli alaskani sono persone apparentemente burbere ma, in realtà, molto cordiali e affettuose.

Alaska terre selvagge

In Alaska ho imparato molte cose: che se non hai almeno tre cani da slitta da infilare nel sacco a pelo con te e rimani bloccato da una tormenta di neve di notte sei spacciato;

che se abiti a Barrow, dove in inverno cala una notte perenne e la temperatura supera i 50° gradi sotto zero, non puoi seppellire un tuo caro senza prima averlo mandato ad Anchorage, dove la salma viene sottoposta ad un trattamento con resine particolari per essere poi sepolta sotto il ghiaccio;

che se cacci un caribù puoi sfamare la tua famiglia e quella del tuo vicino per un’intera stagione;

che ci sono tanti modi per divertirsi, come quello di indire una stravagante competizione di urla di mogli contro mariti;

che Chris McCandless non è per nulla considerato un eroe, come non lo sono tutti coloro che ricercano l’estremo in queste terre;

che gli orsi non sono pericolosi, perché in estate pensano solo a mangiare per poter tornare in letargo belli grassi e tranquilli;

che i puma amano particolarmente i ciclisti, che rincorrono dopo essere balzati fuori all’improvviso dalle foreste;

che la risalita dei salmoni è uno spettacolo meraviglioso e tristissimo allo stesso tempo;

che il respiro delle balene è un suono magico e toccante;

che le casette degli spiriti nascono dalla fusione delle tradizioni russe ortodosse e athabascan e che con gli escrementi di alce si possono fabbricare orecchini davvero singolari.

Il mio viaggio è iniziato a Vancouver Island, un’isola piccola ma sorprendente, per continuare poi in nave lungo l’Inside Passage, luogo di fiordi, ghiacciai e insenature, e infine in macchina prima nella zona meridionale dell’Alaska e poi verso i territori dell’Interior.

Ho tentato anche di raggiungere la parte artica ma ho dovuto rinunciare: la Dalton Highway non perdona, soprattutto quando piove a dirotto, e le macchine prese in affitto (come la mia) non sono assicurate per percorrere questa strada su cui con c’è nulla, il telefonino non prende e bucare una gomma è il minimo che ti possa capitare!

Il mio non è stato un viaggio alla ricerca dell’estremo: l’Alaska offre questa possibilità, è vero, ma non era ciò che stavo cercando in quel momento della mia vita.

Ho incontrato e condiviso momenti con chi, invece, era andato in quelle terre proprio per compiere imprese memorabili, ma gli alaskani non amano questo genere di persone perché le ritengono poco rispettose nei confronti della natura e della vita stessa.

La vita, in Alaska, ha forse un valore un po’ diverso da quello che ha per noi: chi abita nelle zone più remote per scelta ha compiuto un processo di ritorno alle origini che ha richiesto sicuramente fatica ma ha portato felicità.

Ho incontrato molti americani che, lasciata una vita agiata a New York o Los Angeles, adesso vivono in una casetta di legno in mezzo al bosco cacciando e pescando e devo ammettere che raramente ho visto persone così serene e soddisfatte.

Hanno trovato la loro libertà, e la libertà è proprio la sensazione più forte che ho sentito durante il mio viaggio.

Sola in Alaska orso

L’Alaska, in effetti, è pura libertà: si guida per miglia e miglia completamente soli, senza incontrare nessuno; ogni posto è buono per lasciare l’auto e iniziare un trekking in mezzo ad una natura selvaggia, incontaminata e molto tutelata (gli alaskani hanno molto a cuore il loro patrimonio naturale e lo difendono ad ogni costo, rifiutando anche progetti ambiziosi che porterebbero nelle loro tasche un bel po’ di soldi); non esistono etichette e il rispetto della privacy è uno dei valori più cari e condivisi.

Viaggiare, per me, è proprio questo: liberarsi dagli schematismi che ogni giorno, volenti o nolenti, ci intrappolano, eliminare i ruoli che dobbiamo o vogliamo ricoprire, per questioni sociali e lavorative, tornare alla vera essenza di quello che siamo, posando ogni inutilità di cui a volte ci ricopriamo.

È questo che ricerco ogni volta che parto ed è questo che ho trovato in questa terra che è tutt’altro che desolata.

L’Alaska mi ha permesso davvero di fare un viaggio dentro me stessa, oltre che un viaggio alla scoperta di una natura maestosa, e di tornare a casa cambiata, con meno rigidità e più consapevolezza di quello che sono e che cerco.

Sono partita alla ricerca dell’orso: l’ho trovato e ho ritrovato anche me stessa. Grazie Alaska!“

Facebook: Ulrike Raiser

Instagram: mosela

Libro: Sola in Alaska. Viaggio nelle terre del lungo inverno

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