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Pavia, una città tutta da scoprire

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Pavia, una città tutta da scoprire Da quando mi sono trasferita, capita sempre più spesso di parlare delle mie origini, di rispondere a molteplici domande sul luogo in cui sono cresciuta.

E così, con gli occhi di chi ha sempre apprezzato i posti che la circondavano, vi parlo della terra che mi ha coltivato fino a poco tempo fa, fino a prima che scegliessi di cambiare rotta e andare a vivere altrove.

Città di provincia alle porte del capoluogo lombardo, Pavia è una bomboniera il cui fascino è identificabile anche solo visitandola in giornata.

Come si evince da alcuni indizi sparsi per le vie del centro ha una storia che merita di essere svelata e scorci che vogliono essere scoperti.

Arricchita dai sanpietrini che delimitano il centro storico e dominata dalla cupola del Duomo visibile anche a miglia di distanza, Pavia sorge su una pianta a scacchiera (come ogni città di origine romana) e si sviluppa attorno a due assi principali noti coi nomi di Corso Cavour e Strada Nuova.

Scivolando lungo quest’ultima, si sfocia direttamente nel Ticino che taglia in due la città e che regala posti tranquilli lungo tutta la sua riva.

A unificare le due metà della cittadina, lo splendido Ponte Coperto (conosciuto anche come Ponte Vecchio) costruito accanto ai resti di quello più antico distrutto dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.

A sinistra del ponte, le variopinte case del Borgo Ticino si spalmano lungo via Milazzo (zona pittoresca dove un tempo vivevano le lavandaie), mentre a destra l’ampia distesa del parco Vul ospita tutti i desiderosi di trascorrere qualche ora in totale serenità.

Fuori dal contesto cittadino il tempo sembra scorrere più lentamente e fluttuare a ritmo delle barche che si lasciano dolcemente trasportare dalla corrente del fiume.

Da qui si può godere di quella che, personalmente, considero essere la vista più bella di Pavia: se tra le mani avessi una macchina fotografica usa e getta con un ultimo scatto a disposizione, sceglierei di immortalare la città da questa angolazione, così da raccogliere i tratti più salienti.

Dalla fotografia si noterebbe come lo skyline sia in parte delineato da alcune delle numerose torri costruite in passato dalle famiglie nobili come simbolo di prestigio.

Del centinaio che furono ne rimangono oggi solo cinque, le cui vette sono occasionalmente popolate da simpatici pappagalli che svolazzano da una facciata di mattoni a vista all’altra.

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Fiore all’occhiello è l’Università degli Studi di Pavia, tra le più antiche del Bel Paese: il suo fascino e il suo prestigio attirano studenti da tutta Italia ed Europa, giovani che scelgono di trascorrere gli anni più spensierati della loro vita tra indimenticabili feste collegiali, innumerevoli cocktail bevuti in Piazza Vittoria (cuore pulsante della cittadina) e sonore serate ai gradini del Duomo.

La sua cupola, punto di riferimento per pavesi e non solo, è tra le più grandi della penisola e sfoggia la sua bellezza senza timidezza alcuna.

A farle compagnia fino al 1989, la slanciata Torre Civica che una mattina si accasciò improvvisamente al suolo distruggendo la vita di alcuni passanti.

Pavia (o Ticinum se ci riferiamo al suo nome in passato) è la tipica città a misura d’uomo: a piedi o in bici si raggiunge facilmente qualsiasi punto d’interesse, che sia il nuovo ristorante in voga, che segue i trend milanesi, o una delle centosei farmacie di cui parla Max Pezzali in una delle sue canzoni.

Parte della ricca storia pavese si evince da alcuni indizi sparsi per la città. L’ex capitale del Regno Longobardo, sfoggia chicche indiscusse come insegne che svelano quali personaggi noti vissero tra le vie pavesi (Albert Einstein ad esempio), la Basilica di San Michele in stile romanico dove fu incoronato Federico Barbarossa, il maestoso Castello Visconteo il cui parco offre un mosaico di colori che cambiano con il trascorrere delle stagioni o la gettonatissima Certosa di Pavia a pochi chilometri dal centro urbano.

Allontanandoci ancora un po’ e percorrendo le infinite risaie che si estendono lungo il terreno pianeggiante della pianura Padana si raggiunge l’Oltrepò, zona dove la natura sprigiona tutto il suo affetto, regalando profumi di collina e inaspettati panorami sui vigneti, complici nella nascita di ottimo vino come Bonarda o Barbera.

Se quanto descritto non dovesse bastare per invogliarvi a visitare il territorio pavese, sappiate che verreste accolti da prodotti tipici locali come il delizioso risotto con salsiccia e Bonarda accompagnato da bocconcini di salame di Varzi e Miccone, saporiti peperoni di Voghera, gustose Offelle di Parona e l’originale Torta Paradiso.

Forestieri, ce n’è per tutti i gusti.

Monica Maida 

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