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“Mi sono imbattuta in Silvia quasi per caso, lei è una Guida Ambientale Escursionistica, i suoi viaggi e gli articoli che scriveva hanno catturato la mia attenzione. Ero curiosa di sapere la sua storia, così un giorno mi sono decisa a contattarla…
Raccontami del viaggio che ti ha ispirato, che ti ha portata a svolgere questo lavoro”.
Eh, come faccio a fare ordine in tutti questi anni di esperienze e ricordi? Quale scelgo?
Certamente Lanzarote e Fuerteventura.
Mia mamma e suo marito hanno la passione per i viaggi ecosostenibili zaino in spalla e per i trekking organizzati nei deserti o in Nepal. Chiaramente i villagi turistici e i resort sono banditi.
Così li ho seguiti volentieri, qualche anno fa, in un viaggio di due settimane alla scoperta di due delle Isole Canarie, che da allora occupano un posto speciale nel mio cuore per Manrique, con le sue opere e la sua propaganda ecosostenibile, per la semplicità e la serenità di una natura selvaggia e ricca di biodiversità, per il sale sulla pelle, i paesaggi sconfinati negli occhi, l’oceano che ti avvolge, i fiori che sbocciano dalle pietre vulcaniche e tu che ti chiedi “ma come cavolo fanno a nascere qui”, per il pesce, l’avocado e la carne di capra, per il vino e il Ron Miel ghiacciato mentre assapori il tramonto.
A Lanzarote, nel Parco Nazionale del Timanfaya, una guida speciale ha preso una roccia in mano e ha detto una banalità che mi ha perforato il cuore “we belong from nature, we belong from this” e ci ha lasciati in silenzio, ad ascoltare l’immensità del parco vulcanico che ci stringeva, con una potenza che non saprei descrivere.
Certamente tutte le escursioni, i campi natura, i trekking di più giorni organizzati dalla Lipu, dal WWF e dal CAI a cui mia madre è riuscita a iscrivermi.
Ricordo ancora l’escursione, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, in cui ad affiancare la guida era il Guardiaparco con la figlia, mia coetanea. Avremo avuto dieci anni.
Ricordo di aver provato a immaginare la giornata tipo di quel Guardiaparco e di aver pensato “sì, da grande farò questo”.
“Che bella bambina che sei, da grande troverai in fretta un uomo da sposare!”. E dove lo trovo un matto che mi segue in mezzo al nulla, che pensi come me che quel nulla sia in realtà tutto? Mi prenderò un cane.
Certamente il viaggio in Irlanda, zaino in spalla e un B&B ogni giorno diverso.
Nella verde, verdissima Irlanda, coi tetti di paglia e i cavalli nei prati. Mi ero messa in cima a una collinetta ed ero rotolata giù, felice come non mai, perché quel prato mi sembrava casa mia.
Avevo undici anni e scrissi il mio primo diario di viaggio su un quaderno di carta riciclata con la copertina a fiori azzurri, descrivendo nei dettagli con entusiasmo tutte le magnifiche colazioni salate di quelle due settimane.
Fu lì che scoprii che il salmone affumicato era mitico alle 8:00 del mattino. Per la Guinness ero ancora troppo giovane, assaggiai un po’ di schiuma e tornai sul mio porridge.
Certamente la Namibia. Certamente, senza ombra di dubbio, il viaggio in Namibia organizzato da Roberto Armani, per Evolution Travel.

Roberto e Paola, le nostre guide, le nostre fantastiche guide. La gratitudine per questo viaggio, per la Namibia, per le persone che ho conosciuto e per Roberto e Paola, è inspiegabile e ancora adesso, mentre scrivo, mi emoziona.
Roberto ha organizzato questo safari ecosostenibile di due settimane nelle zone centro – settentrionali della Namibia, alla scoperta dei sapori, delle culture e delle incredibili meraviglie di questa terra.
A pensarci, viene il magone, perché quello che ho visto si è insediato nella mia anima, mi accompagna tutti i giorni e mi manca da morire.
Non ero mai stata in Africa prima, ma ogni volta che alzavo gli occhi mi sentivo a casa, come se quello fosse sempre stato il posto giusto in cui stare.
Quando sono tornata ho pianto; se potessi, seguirei Roberto e Paola ogni anno in quelle terre. Di quelle due settimane ripercorro il diario di viaggio, scritto sui blocchetti “Air Namibia”.
“La Namibia è la vita senza troppi giri di parole. E’ la vita raccontata attraverso il Sole, la polvere, la musica e la danza. E’ la vita che inizia all’alba e termina al tramonto. E’ la vita della calma, del tempo che non esiste, che scorre senza importanza, in fretta ma senza ansia.
E’ la vita della mente persa, impegnata e riempita di tutta la bellezza del paesaggio, con lo sguardo aperto, ad assorbire tutto l’incanto, uno sguardo che è fatto per perdersi all’orizzonte. E’ la vita dei pensieri che scivolano sugli alberi bassi, sui fili d’erba illuminati dalla luce del tramonto.
La Namibia ti immerge in quello che osservi, ti spettina, ti ingessa nella polvere e ti riempie di silenzi: ti contestualizza. La Namibia ti fa tornare alle origini, ti spoglia di tutti i filtri, del buonismo e dell’ipocrisia che la società occidentale ti mette addosso, e ti fa sentire più vero, più leggero, più libero. E’ per chi sa arrangiarsi.

Questa terra va bene per le anime che hanno il coraggio di perdersi negli spazi sconfinati, che ti ingannano perché si compattano all’orizzonte.
E’ la terra che brilla di minerali, la terra della sabbia dappertutto, la terra della musica e del Sole, della danza e del sorriso, qui le cose sono vere e non c’è spazio per la compassione.
Ti innamori dell’alba e delle prime luci del mattino e onori il Sole ogni volta che tramonta, mentre ti infreddolisci nel deserto, immobile.
E’ la terra dei Boscimani, dei Fairy Circle, dell’Amarula.
La terra degli Orici che ti scrutano e non ti temono. La terra che quando vai dormire senti le leonesse ruggire e la prima volta che vedi un elefante, ti si spezza il fiato.
La terra delle giraffe che impiegano ore per bere, delle zebre di montagna e quelle di pianura, delle impronte di leopardo e di ghepardo, dei leoni che fanno le fusa pancia all’aria.
La terra dell’udito del rinoceronte e del salto dello springbok. La terra dell’acqua che non è mai abbastanza. La Namibia è la terra del cielo di notte, che sembra 3D, che ti fa sentire parte di tutta quella immensità, potresti toccare le stelle con le mani e camminare nel buio senza torcia. Quel cielo lì è profondo, mentre il nostro è piatto.
In Namibia ho imparato che la morte è parte integrante di questa vita, è quotidiana, è di tutto e tutti. Ed è giusta, è normale.
La Namibia è la terra delle persone col ritmo nel sangue, che si presentano con un sorriso, che ti accolgono e restano distanti, coltivando la discrezione.
Quali sono i nostri valori? Ciò che conta non è semplicemente essere felici?”
Ero scossa da tutta la forza che quel viaggio mi aveva trasmesso. Mi ha fatto un gran bene, ho riscoperto la mia autenticità.
Adesso sono una Guida Ambientale Escursionistica, ho seguito un corso di formazione di sei mesi per associarmi ad Aigae e accompagno grandi e piccoli alla scoperta delle connessioni della natura e delle meraviglie che i sentieri offrono, per valorizzare i territori che ospitano le nostre escursioni.
Quali sono i nostri valori? Ciò che conta non è semplicemente essere felici? Per me sì e spero che la mia felicità diventi contagiosa.
Qual è il viaggio che mi ha ispirato? Questi 28 anni vissuti, di cui sono immensamente grata.
